I circa 200000 Saharawi, dei campi profughi di Tindourf (Algeria) hanno realizzato una delle esperienze politiche e sociali più interessanti del nostro secolo: la costruzione di uno «Stato in esilio»
I rifugiati vengono distribuiti in 40 distinte tendopoli, ciascuna delle quali assume ai fini amministrativi il nome e le funzioni di un distretto regionale (Wilaya): El Ayoun, Smara, Dakhla Ausserd
Ogni wilaya è divisa in 6 o 7 “province”, anch'esse con il nome di una provincia saharawi (daira). In questo modo, attraverso l'organizzazione spaziale dei campi, si ricrea l’identificazione ed il legame con la patria di origine
I Saharawi hanno voluto costruire un’organizzazione sociale dove tutti sono chiamati a ruolo attivo, dove sono valorizzati gli anziani e soprattutto dove le donne condividono responsabilità a tutti i livelli
La priorità spetta all’educazione ed alla sanità, dove il ruolo delle donne è particolarmente importante. Tutti i giovani sono scolarizzati a livello elementare e ora anche medio ed esiste malgrado lo scarso materiale sanitario, una diffusa medicina di base. 
In questo modo si, evitata l’instaurazione di quei meccanismi di attesa passiva, di fatalismo, smobilitazione, corruzione, così comuni nei campi profughi africani. 
Gran parte dei mezzi materiali provengono dalla solidarietà internazionale. 
Il largo margine di autonomia e di iniziativa lasciato ai Comitati di base, ha stimolato l’ingegnosità e la creatività saharawi, che si esplica in attività come il recupero e il riciclaggio di qualunque tipo di materiale e nella creazione di esperimenti agricoli. 
 
  
Tratto dalla ricerca di
Nicola Malagoli
1 A - Liceo Scientifico R. Corso
Correggio R.E.

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